L’acrostico è – insieme all’anagramma e alla sciarada – uno dei giochi linguistici più antichi che mai siano stati creati dall’uomo. A differenza degli altri due appena citati, però, per la sua particolare struttura difficilmente può comparire sulle riviste specializzate in enigmistica. Vediamo perchè.
L’acrostico viene codificato e utilizzato fin dai tempi dell’antica Babilonia, e compare persino in alcune parti della Bibbia. Si tratta in sostanza di un gioco di lettere, prima ancora che di parole: è infatti una frase o un componimento in cui, leggendo in fila tutte le lettere iniziali di ciascun verso, otteniamo una nuova frase di senso compiuto, un motto, una parola chiave. Chiariamo con un esempio.
“North East West South” (Nord Est Ovest Sud) è una chiarificazione del gioco semplice e breve: come vediamo, le iniziali formano la parola ‘NEWS’. Ovviamente l’acrostico diventa più difficile al prolungarsi della composizione del testo. Come gioco in sè, per la sua soluzione auto-evidente, non può avere fortuna sulle riviste specializzate di enigmistica; ma può celarsi o mischiarsi con altri tipi di giochi di parole.
Tante sono le varianti possibili dell’acrostico: per esempio, il telestico. In questa tipologia di composizione dobbiamo cercare la parola (o frase) nascosta leggendo in sequenza le ultime lettere di ciascuna riga: in un certo senso, il contrario dell’acrostico. Infine, una ulteriore variante conosciuta è quella costituita dal mesostico: qui le lettere-chiave sono al centro di ogni verso del testo.